mercoledì 31 luglio 2013

Ferrania: partirà dalla Liguria la rincorsa delle pellicole al mondo digitale

"Roba da nostalgici!" Forse è questo che avrete pensato dando un'occhiata al titolo del nostro post odierno, eppure forse è anche questione di business. 


Dev'essere questo che ha pensato Ferrania, storico marchio italiano impegnato nella produzione di materiali fotografici. L'azienda savonese (per la precisione, prevedibilmente, di Ferrania) ha infatti annunciato di essere in procinto di riavviare la produzione di pellicole.

Il Brand vanta un'esperienza di oltre un secolo; ha attraversato diverse traversìe negli ultimi decenni ed in particolar modo negli ultimi dieci anni, complice ovviamente l'esplosione delle tecnologie digitali. Ecce che tuttavia la casa ha pubblicato sul proprio blog un post con il quale ha annunciato di stare riavviando una piccola produzione di pellicole.


Ferrania dichiara di essere intenzionata a (ri)lanciare per prime la pellicola a colori negativa Ferrania Solaris FG-100 Plused una diapositiva derivata dalla Scotch Chrome 100. Per quanto riguarda i formati la casa, che ha già l'apparecchiatura per produrre tutti più tradizionali formati, pensa di produrre almeno inizialmente solamente i formati che richiameranno una maggiore domanda da parte dell'utenza.

Il progetto è ambizioso e i tempi hanno dato ragione al digitale, però c'è sempre spazio per la nostalgia e per la qualità d'eccellenza. Anche gli LP erano dati per spacciati, eppure sono riusciti a ritagliarsi un segmento non del tutto indifferente, nonostante l'età ormai considerevole della tecnologia che sta alla base della loro produzione.
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martedì 30 luglio 2013

Debutto mondiale per la neonata elettrica di BMW: ecco la i3

Forse vi sembrerà strano trovare un articolo relativo ad un'auto nel nostro blog, niente di anomalo se la conosceste: concentrato di tecnologia meccanica ma non solo. 


Sotto il cofano dispone di un propulsore elettrico da 170 CV che le garantisce un'autonomia compresa tra i 130 e i 160 km. Stiamo parlando della nuova nata in casa BMW: dopo tanta sperimentazione è pronta ad esordire con la neonata i3.

Con una presentazione che si è tenuta in contemporanea a Londra, New York e Pechino, BMW ha tolto ufficialmente i veli alla i3, la prima vettura elettrica pura della sua gamma i.

La nostra Ultimate Driving Machine, capace di aprire una nuova era, quella della mobilità ecosostenibile

il commento del Presidente, Norbert Reithofer. Con la i3, il Gruppo BMW crea possibilità completamente nuove e innovative di muoversi nel traffico urbano con piacere di guida, sostenibilità e sempre in collegamento con la rete. Il debutto italiano si è tenuto ieri, presso la Rotonda della Besana di Milano. 


La i3 è una quattro posti dotata di abitacolo in materiale rinforzato in fibra di carbonio e abbina leggerezza, stabilità di guida e sicurezza in un’abitabilità straordinaria. In sostanza promette un’affascinante esperienza giornaliera nell’ambiente urbano grazie ai sistemi di assistenza del guidatore, ai servizi di mobilità ConnectedDrive e ai servizi di 360° Electric, sviluppati per BMW i. 

La vettura a zero emissioni nella versione base monta un propulsore elettrico da 170 CV e coppia di 250 Nm abbinato alla trasmissione monomarcia e alla trazione posteriore, con un bilanciamento dei pesi ottimale (nel rapporto 50:50) ottenuto posizionando il pacco delle batterie agli ioni di litio al di sotto dell’abitacolo. La garanzia sulle batterie è di 8 anni o 100 mila km. Con un pieno di energia è in grado di percorrere tra i 130 e i 160 km e la ricarica richiede da un minimo di mezz’ora (all’80%) fino ad otto ore. Le prestazioni sono da sportiva pura: accelerazione da 0 a 100 orari in 7,2 secondi e sprint a 60 km/h in 3,7 secondi. 

BMW ha però pensato anche a quei clienti che desiderano una mobilità diversificata e propone così in opzione un motore bicilindrico di 650 cmc da 34 CV (montato posteriormente) con la funzione dell’autonomia estesa. In questo caso, l’autonomia della i3 sale ad un range compreso tra 240 e 300 km con consumi limitati a 0,6 litri/100 km ed emissioni di CO2 ridotte ad appena 13 g/km. La versione totalmente elettrica pesa 1.195 kg, quella range extender sale a 1.315 kg. Lunga 3,999 metri, larga 1,775 e con 2,57 metri di passo, la i3 garantisce comodo spazio a bordo e la capienza del bagagliaio varia tra 260 e 1.100 litri. 

Informazioni aggiornate in tempo reale su autonomia e range di utilizzo rispetto al percorso prefissato sono fornite dai servizi ConnectedDrive e dalla Sim Card di serie. Previste inoltre soluzioni integrate per la mobilità come il montaggio della i Wallbox per la ricerca casalinga e la possibilità di acquistare la vettura via internet. 




I vertici della Casa bavarese non si sono sbilanciati in previsioni di vendita, ma assicurano che la i3 giocherà un ruolo chiave (e non di nicchia) nell'auspicata crescita mondiale delle auto elettriche. Per l'Italia (dove costerà a partire da 36.200 Euro) si parla di un migliaio di esemplari, livello che sarebbe davvero eccellente se conseguito.












Ricordiamo, infine, che la i3 è assemblata nell'impianto di Lipsia, mentre la fibra di carbonio esce da Moses Lake, a Washington.
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lunedì 29 luglio 2013

iPhone 5C: il packaging svela il nome del nuovo iPhone Color

Sul sito cinese WeiPhone è stata pubblicata l'immagine che vedete qui sopra, che ritrarrebbe la scatola in plastica di un nuovo prodotto Apple denominato iPhone 5C.


Ovviamente non si può far a meno di pensare che questo iPhone 5C non sia altro che lo smartphone di fascia media che Apple si appresta a lanciare sul mercato, caratterizzato da una scocca in policarbonato disponibile in vari colori, ovvero quello che fino ad oggi abbiamo sempre chiamato iPhone Color.

Il nome iPhone 5C condensa però in una sigla sintetica due importanti caratteristiche di questo nuovo modello.

Il numero 5 indica chiaramente che si tratta a tutti gli effetti di un iPhone 5, confermando quindi le indiscrezioni secondo le quali questo iPhone condividerà gran parte dell'hardware con l'attuale iPhone 5, la cui produzione sta volgendo al termine per fare spazio all'iPhone 5S.

La lettera C non può che fare riferimento ai vari colori della scocca in policarbonato, visto che non si può proprio dire che si tratti di un compatto iPhone mini, dato che le dimensioni sono leggermente superiori a quelle dell'iPhone 5.


Storicamente Apple ha sempre realizzato scatole in cartone per le varie generazioni di iPhone, mentre utilizza delle custodie in plastica per la gamma iPod, per cui questo packaging per il nuovo iPhone 5C, sembra inaugurare una nuova strada, per un prodotto intermedio.

Da notare inoltre che la forma arrotondata dell'involucro riprende il design della scocca in policarbonato, le cui immagini circolano da diverso tempo in rete.

Ora che abbiamo visto le immagini esclusive del device, che conosciamo la denominazione del nuovo iPhone e sappiamo come sarà strutturato il packaging, non ci rimane altro da fare che attendere notizie inerenti al prezzo di tale dispositivo.

In rete, nei vari forum, fan della mela e della concorrenza si danno battaglia a suon di frecciate sulla validità del progetto iPhone 5C in policarbonato. I fanboy ovviamente tengono i denti stretti e difendono a spada tratta il gioiello made in Cupertino, mentre da destra e sinistra arrivano le stoccate più sonore.

Il "totoprezzo" è partito e le voci più accreditate sembrano attestare il nuovo prezzo di iPhone 5C ad una cifra superare ai 400€. Cifra senz'altro alta per giustificare un progetto partorito in poco tempo, essenzialmente frutto di una sostituzione della scocca e poco altro. Questo è quello che lamentano gli utenti.

Anche alcuni fedelissimi della mela sono preoccupati: la ridistribuzione delle fasce di mercato da parte dei vari terminali non è ancora chiara; Le voci più autorevoli, però, vorrebbero la scomparsa di iphone 5 dagli scaffali. I possessori dell'attuale top di gamma, vedrebbero quindi svalutato il proprio gioiello da 700€ appena acquistato.

Apple pronta al passo falso? C'è chi afferma che gli utenti, accecati dalla luce profusa da Apple, continueranno ad acquistare prodotti senza fare particolare resistenza. Staremo a vedere.
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sabato 27 luglio 2013

Propositi Apple: l'autonomia di iPhone e iPad verrà migliorata al più presto

Chiunque abbia mai utilizzato un iPhone, si sarà reso conto di quanto scarsa sia la performance resa dal proprio terminale in condizioni standard. Ad onor del vero, questa caratteristica sembra appartenere a quasi tutti gli smartphone top di gamma concorrenti del device preso in esame.


Qualche mese fa vi avevamo parlato di come una giovane ragazza avesse messo una toppa al problema poc'anzi introdotto. Ora è il momento delle grandi multinazionali dell'elettronica di consumo: la prima mossa sembra toccare ad Apple.

A Cupertino si stanno studiando alcune tecnologie che consentirebbero all'utente di centellinare l'uso delle funzioni inutili in un determinato periodo della giornata senza la necessità che questi interagisca con il proprio iPhone.

La tecnologia, chiamata "power management for electronic devices", permetterebbe a un dispositivo iOS di analizzare la giornata tipo dell'utente in modo da gestire autonomamente le varie funzioni disponibili e attivarle o disabilitarle in base al luogo e all'orario in un determinato momento della giornata.


Sfruttando il modulo GPS presente nel dispositivo, il sistema potrebbe prevedere che alla prossima carica potrebbero servire anche oltre otto ore. In questo caso verranno gestite automaticamente tutte quelle funzioni che genericamente possono portare a un crollo dell'autonomia residua dello smartphone.

Nel documento relativo al brevetto si legge che potrebbe essere ridotta la frequenza con la quale iOS ricerca nuove email o individua nuove notifiche di sistema, oppure diminuire la luminosità del display o inibire addirittura l'accesso ad alcune applicazioni e a tutti i servizi che queste offrono.

Per non risultare troppo restrittivo, il sistema sfrutta alcuni modelli d'utilizzo in cui individua le funzioni di cui l'utente fa uso solitamente in quel determinato orario e luogo. Se ci troviamo in ufficio, ad esempio, e solitamente effettuiamo solo telefonate, il nuovo brevetto consentirebbe di restringere la gamma di reti cellulari da utilizzare alle sole 2G, inibendo l'accesso a Fotocamera, giochi e tutte le applicazioni che solitamente non utilizziamo in quel lasso di tempo.

Come avviene per i brevetti delle varie società, non sappiamo se e quando Apple integrerà la nuova tecnologia all'interno dei propri dispositivi. Su iOS 7 non c'è ancora traccia di un sistema simile e dubitiamo che questo possa essere introdotto nei dispositivi della società in tempi brevi.
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venerdì 26 luglio 2013

"Decreto del fare" salvo ripensamenti: il wi-fi libero rimane una speranza

Solo qualche giorno va, entusiasti, vi avevamo dato la notizia secondo la quale, con un decreto, anche l'Italia faceva un passo in avanti, sancendo l'avvento del wi-fi libero, risparmiando inutili preamboli di registrazione e autenticazione presso i banconi dei locali dove abbiamo deciso di sostare.


Siamo in Italia però e tenuta conto di questa premessa, dobbiamo constatare che per l'ennesima volta, per un passo in avanti fatto, se ne fanno due a ritroso.

Dopo una prima sbandierata liberalizzazione del wi-fi, infatti, un secondo decreto legge, aggiunto al famoso "Decreto legge del fare", lo ha di nuovo limitato. In terza battuta, grazie alle proteste non solo degli utenti, ma anche del settore turismo che ha capito che l'offerta di banda larga è un ottimo plus da vendere (per di più a basso prezzo) la Commissione bilancio della Camera ha nuovamente modificato il testo.

Niente obblighi di identificazione se l'offerta di connettività non è l'attività prevalente dell'esercente. Significa: wi-fi libero in alberghi, bar, ristoranti, eliminato l'obbligo di tracciare il Mac Address associandolo all'indirizzo IP in uno speciale registro, nessun obbligo neppure per il gestore che non è tenuto più a conservare dati dell'utente.

Sembrerebbe tutto risolto, invece ecco che arriva il nuovo colpo. La stessa commissione che ha rimaneggiato il decreto togliendo gli obblighi, ha anche tagliato 20 milioni di euro dal fondo stanziato per eliminare il digital divide. I soldi servivano per connettere tutti gli italiani del Centro-Nord Italia con la banda larga ad almeno 2 Megabit entro la fine del 2014.

La copertura finanziaria per sostenere lo sviluppo della banda larga nel Paese era stata stabilita nell'Agenda Digitale con il decreto Crescita 2.0, che stanziava 150 milioni di euro. 20 di questi sono stati tolti in una notte, mentre restano intatti i circa 100 milioni di euro che il Ministero sta stanziando in bandi per le regioni del Sud Italia,

C'è poca speranza che il piano nazionale per la banda larga possa essere salvato da ulteriori rinvii. Forse il Decreto del Fare sarà modificato al Senato (alla Camera si voterà con la fiducia), ma è una speranza molto piccola.

Ecco il testo dell’articolo riformulato:

L'offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete wi-fi non richiede l'identificazione personale degli utilizzatori. Quando l'offerta di accesso non costituisce l'attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l'articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni.

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giovedì 25 luglio 2013

Android 4.3: nuova release, da oggi, sugli smartphone Google

Quqlcuno di voi, forse si aspettava il nuovo OS di Android Key Lime Pie; Google però ha deciso che non è ancora arrivato il momento e continua a cavalcare il successo del sistema operativo attuale Jelly Bean: ecco spuntare la nuova release.


L'ultimo, Android 4.3, è arrivato oggi alla conferenza stampa di San Francisco durante la quale è stato lanciato anche il nuovo Nexus 7 che lo monterà fin dall'uscita.

Tra le novità, la più rilevante è certamente l'introduzione dei profili con restrizioni che non sono altro che un'espansione del parental control già esistente.


La nuova release presenta anche alcuni aggiornamenti al Bluetooth che adesso permette l'abbinamento di dispositivi Android con accessori come quelli per il fitness. Inoltre sfrutta il motore Open GL ES 3.0, una buona notizia per la grafica che sta tanto cara specialmente ai giocatori. Per tutti, comunque, tutto quello che apparirà sullo schermo sarà più dettagliato e i contenuti nativi a 1080p saranno visualizzati più velocemente. 

Android 4.3 è in distribuzione sui dispositivi Google già da oggi, per tutti gli altri si dovranno fare i conti con i propri smartphone e con i propri operatori (per gli smartphone brandizzati) 
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mercoledì 24 luglio 2013

Janicab.A: il malaware bipartisan

I ricercatori di F-Secure, Webroot e Avast hanno scoperto indipendentemente un nuovo trojan in circolazione sul Web, chiamato Janicab.A, che minaccia la sicurezza sia di OS X che di Windows.


Nel nostro caso, il malware si avvale di uno stratagemma tecnico comunemente utilizzato nelle mail truffaldine e basato su di uno speciale carattere unicode noto come RLO (right-to-left override); il tutto firmato con un ID Apple per Sviluppatori assolutamente valido, cosa che gli consente di bypassare le restrizioni di GateKeeper.

Da lì, il trojan utilizza una pagina Youtube per prendere il controllo dei computer infettati, li indirizza verso dei server di tipo command-and-control (di comando e controllo remoto), dopodiché nasconde se stesso camuffando i suoi eseguibili sotto le sembianze di comuni file PDF o DOC. Webroot scrive:

Dopo un periodo relativamente lungo di tempo senza malware per Mac particolarmente nuovi ed eccitanti, la scorsa settimana abbiamo visto emergere un nuovo ed interessante metodo di compromissione dei sistemi OS X. Gli autori del malware hanno adottato un nuovo approccio alternando l'estensione dei file delle app malevole così da convincere ad aprire quelli che, in apparenza, sembrano innocui file PDF o DOC. Modificare l’estensione dei file in Mac OS X può essere complicato a causa di una feature di sicurezza dell’OS che controlla questo tipo di interventi e vi pone rimedio in modo automatico.

L'ultima volta che si è parlato di trojan è stato a marzo di quest'anno, in occasione della scoperta di Yontoo. Non c'è mai stata però alcuna contaminazione di massa. A distanza di pochi giorni dalla scoperta, infatti, Apple ha reso disponibile un aggiornamento delle definizioni di OS X. E c'è da scommettere che il copione si ripeterà anche stavolta. Per ora, quindi, il consiglio è semplice: state attenti ai file DOC e PDF che aprite.
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martedì 23 luglio 2013

750 milioni di telefonini compromessi da un bug di sicurezza nelle SIM

Karsten Nohl, fondatore della tedesca Security Research Labs, ha scoperto una grave falla di sicurezza all'interno del DES (Data Encryption Standard), utilizzato dai modelli di SIM più vecchi ma che ancora si trovano all'interno di centinaia di milioni di telefoni cellulari in tutto il mondo.


Inviando un messaggio operatore falso ad un telefono cellulare si ottiene una risposta automatica dal 25% delle SIM che adoperano ancora il DES, rivelando al mittente il codice di sicurezza a 56 bit della scheda.

Con il possesso del codice, Nohl è stato in grado di inviare un virus alla SIM con un semplice messaggio di testo. Questo gli ha permesso di avere i permessi del proprietario del telefono cellulare, intercettando i messaggi in arrivo ed effettuando pagamenti verso l'operatore. Come riporta il New York Times l'intera operazione richiede circa due minuti per essere portata a termine, usando un PC tradizionale.

Negli ultimi due anni Nohl ha condotto questo test su circa 1000 telefoni cellulari in Nord America ed Europa e ad oggi il DES è utilizzato da quasi 3 miliardi di schede SIM, delle quali circa 750 milioni sono vulnerabili a questo tipo di attacchi. Tuttavia, la maggior parte degli operatori utilizza il sistema crittografico triple-DES, fortunatamente non sensibile al metodo utilizzato dal ricercatore tedesco. Inoltre il DES è stato ormai sostituito quasi definitivamente dal più sicuro AES (Advanced Encryption Standard).

La falla è stata posta all'attenzione della GSMA, un'associazione costituita dagli stessi operatori di telefonia mobile ed altre società esperte del settore che sovrintendono lo sviluppo delle reti GSM. La GSMA ha informato i produttori di schede SIM che la situazione è già sotto al vaglio degli esperti e che si sta cercando un metodo per correggere il bug di sistema.

Nohl spiegherà nel dettaglio il suo metodo alla conferenza di sicurezza Black Hat che si terrà il prossimo 1 agosto. Entro dicembre presenterà una lista comparativa nella quale mostrerà tutti i parametri di sicurezza relativi ad ogni operatore telefonico, in modo da attenzionarli sul problema e neutralizzare definitivamente la vulnerabilità.
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lunedì 22 luglio 2013

Il nuovo Moto X pronto per l'esordio in grande stile (1 Agosto)

Con un invito inviato ai mezzi di comunicazione, Motorola ha fatto sapere che presenterà il suo Moto X il prossimo 1 agosto a New York.


Nell'invito, compare anche il telefono, cosa che leva buona parte della suspence, se mai ce ne fosse stata.

La foto qui di seguito, in ogni caso, arriva direttamente dal materiale che Motorola sta preparando per la stampa (le solite fughe di notizie…) e anche questa sembra confermare quanto detto finora a proposito del nuovo smartphone Moto X.


A prescindere dall’aspetto, sappiamo anche qualche dettaglio sulle specifiche. Ad esempio, sappiamo che il display è da 4.5 pollici, che il processore dovrebbe essere uno Snapdragon dual-core da 1.7GHz accompagnato da 2GB di RAM e da una fotocamera da 10MP. Il tutto protetto da un guscio con il retro in kevlar.

Secondo quanto riporta The Verge, la batteria dovrebbe essere da 1500mAh e quella funzione che permette di attivare i comandi vocali senza toccare il telefono dovrebbe già essere attivata. Ma sulla batteria, lo stesso The Verge avanza qualche dubbio, dato che si tratta di una informazione software.

Ecco la foto dell'invito:


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sabato 20 luglio 2013

Grafene: "materiale miracoloso" ma potenzialmente pericoloso per la salute

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Brown University ha dimostrato come il grafene sia in grado di compromettere le funzionalità cellulari degli organismi viventi illustrando inoltre il meccanismo di interazione alla base del problema.


Il grafene, qualora il risultato dello studio trovasse ulteriori riscontri, potrebbe entrare a far parte della categoria dei materiali pericolosi come i "cugini cilindrici", i nanotubi di carbonio.

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire perché è tanto importante questo nuovo ed innovativo materiale: si tratta di un materiale rivoluzionario, composto da uno strato monoatomico di atomi di carbonio, avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo; è più duro di un diamante, eppure incredibilmente flessibile, e il migliore conduttore di elettricità in assoluto.

Non per nulla, nel 2010, questa rivoluzionaria scoperta ha portato i suoi inventori (il dott. Geim e il suo collega Konstantin Novoselov) a vincere il premio Nobel per la fisica, per aver isolato qualcosa che è stata descritta come "materiale miracoloso" che trasformerà le vite di tutti noi.

I legami tra i suoi atomi permettono anche di piegarlo e tenderlo, più duro di un diamante ma enormemente flessibile. Ancor più importante, la sua particolare struttura a reticolo (celle esagonali) permette agli elettroni, che trasportano la corrente, di muoversi così velocemente da raggiungere quasi la velocità della luce.

Fino ad ora si sono analizzate solo le prospettive di implementazione di questa scoperta, mettendo in ombra i limiti di quanto scoperto. 

Sono svariate le applicazioni che lo potrebbero riguardare:

  • smartphone con touch screen infrangibili e/o flessibili come e quanto l'orologio da polso;
  • una vera e propria rivoluzione in ambito medico (ad es. dispositivi bionici);
  • membrane desalinizzanti;
  • filtri per i rifiuti radioattivi;
  • chip di computer e connessione a banda larga sensazionalmente veloci;
  • pannelli solari che possono essere dipinti o spruzzati su qualunque superficie;
  • batterie infinitamente più durature;
  • potrebbe essere utilizzato in qualunque cosa si muove, comprese le macchine elettriche;
  • può dare vita a una serie infinita di tipologie di sensori, impiegati in campo militare, sicurezza domestica, in medicina

Queste sono solo alcune delle potenzialità del grafene che vengono suggerite dai ricercatori. Come detto all'inizio del post, però, questa scoperta sensazionale ha anche dei limiti.

Agnes Kane, responsabile del Department of Pathology and Laboratory Medicine e coordinatrice della ricerca, spiega:

Il grafene ha molte proprietà uniche, ma la più importante è che viene ricavato dalla grafite, un minerale presente in natura, tramite esfoliazione chimica o meccanica che separa gli strati di carbonio, con la creazione di polveri secche che potrebbero essere inalate. In qualità di patologi abbiamo studiato i nanotubi e altri materiali legati al carbonio, ma questo è il primo nanomateriale bidimensionale di cui abbiamo analizzato la tossicità.

Il gruppo ha preso come punto di partenza alcuni studi di tossicità già condotti sul grafene, che hanno mostrato la capacità di questo materiale di compromettere le funzioni cellulari. Lo scopo dei ricercatori è stato quello di scoprire il meccanismo di interazione tra grafene e cellule, in maniera tale da motivare la tossicità. A questo proposito il gruppo di ricercatori ha fatto affidamento ad una simulazione computazionale e anatomicamente accurata di una cellulla e di un elemento in grafene.

I risultati delle prime simulazioni non hanno mostrato nulla di anomalo, in contrasto con altri esperimenti di tossicità già condotti in precedenza. Il gruppo ha quindi modificato le condizioni della simulazione, in particolare cambiando la forma dei frammenti di grafene simulati: da semplici strutture quadrate ad elementi con bordi netti e punte, molto più simili a quanto si verifica nella realtà. A questo punto le simulazioni hanno mostrato che questi frammento possono penetrare la parete cellulare trascinando all'interno della cellula altri frammenti.

Dopo i risultati ottenuti dalle simulazioni, il gruppo ha condotto ulteriori esperimenti in laboratorio per analizzare la tossicità del grafene su tessuti cellulari ricavati da un polmone umano e dalla pelle, ricavando immagini dettagliati dell'interazione, dimostrando come frammenti di grafene di 10 micron possono danneggiare le cellule.

Lo scopo ultimo del gruppo è quello di approntare uno studio sui nanomateriali tossici ed una successiva metodologia per la loro produzione e gestione, in modo da assicurare un corretto e sicuro impiego per tutto il loro ciclo di vita.

Un grande vantaggio dei nanomateriali è la possibilità di ingegnerizzarli per ottenere proprietà specifiche. L'impiego della modellazione computazionale ci può permettere di modificare questi materiali allo scopo di renderli meno tossici.

L'uso del grafene, quand'anche dichiarato materiale pericoloso, non è necessariamente minato alla base: attualmente alcuni materiali pericolosi (piombo, mercurio, cadmio), opportunamente trattati gestiti, vengono impiegati per la produzione dei dispositivi elettronici.
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venerdì 19 luglio 2013

Il Liquidmetal presto sui terminali Apple

Già più di un anno fa, vi avevamo parlato della possibilità di implementare la tecnologia Liquidmetal alle scocche dei dispositivi mobile.


Materiale (assimilabile ad una lega) avvenieristico e affascinante, ma ancora troppo poco conosciuto per essere lavorato in funzione delle caratteristiche tecniche e delle proprietà dei terminali ad oggetto.

Ora, però, qualcuno è riuscito a interpretare il materiale, riuscendo a coniugare la difficoltà di produzione dello stesso con l'uso quotidiano. Ma stando ad un nuovo brevetto scoperto da quelli di Electronista, Apple sembra essere riuscita ad arrivare a capo della questione. Un giorno potremmo davvero ritrovarci a mandare messaggi da un iPhone fatto di Liquidmetal, a quanto pare scavalcando la concorrenza del competitor coreano.

Il problema con la realizzazione di questa lega è che sebbene sia facile da fare perché non richiede raffreddamento veloce, ottenere fogli grandi di spessore regolare risulta un po' più difficoltoso. Il Liquidmetal, in sostanza, non si adatta a nessuno degli attuali metodi di produzione. Il brevetto Apple, però, sembra includere diversi metodi di produzione per grandi fogli di "vetro metallico" di spessore variabile tra 0.1 e 25mm. Insomma pare che a Cupertino abbiano trovato il modo di farlo.

Inoltre il brevetto parla chiaramente del fatto che includeranno il nuovo materiale in iPhone, iPad, orologi e "qualsiasi dispositivo elettronico conosciuto".
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giovedì 18 luglio 2013

Novità in arrivo per Google (forse)

Mercoledì 24 luglio, ore 9 "Breakfast with Sundar Pichai" a San Francisco. Questo appuntamento e questo evento stanno alimentando non poche ipotesi e attese: da Google ci si attende il rilascio di 4.3 Jelly Bean, ma non solo.


C'è attesa anche per Nexus 7 di seconda generazione e per Moto X, terminali sui quali ci sono già state varie indiscrezioni.

Va però considerato un dettaglio: Sundar Pichai è Senior Vice President per Chrome e Apps di Google. Quindi è lecito ipotizzare che il prossimo 24 luglio a San Francisco si parlerà anche del browser Google o per lo meno dell'ecosistema che gravita attorno a Chrome.

Di recente Google Chrome ha cambiato il proprio motore di renderig passando da WebKit a Blink, un fork che, nelle intenzioni di Google, dovrebbe garantire una maggior flessibilità e rapidità nello sviluppo. Sundar Pichai potrebbe delineare meglio la strategia legata a Blink e Chrome, ma rimaniamo assolutamente nel campo delle ipotesi.

Per quanto riguarda Android 4.3 le novità dovrebbero riguardare il supporto a Bluetooth Low Energy e il supporto alle librerie OpenGL ES 2.0 per il rendering dell'interfaccia grafica. L'appuntamento è per il 24 luglio alle 18 ora italiana.
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mercoledì 17 luglio 2013

Il futuro della sicurezza dei nostri terminali secondo Kaspersky lab

Recente si è tenuta a Londra l'evento CyberSecurity for the Next Generation, organizzato da Kaspersky Labs.


In tale occasione, Stefano Ortolani, security analyst per Kaspersky Labs, si è confrontato con alcune testate giornalistiche su alcuni dei temi più attuali e relativi alla sicurezza informatica.

Una delle più grandi innovazioni tecnologiche degli ultimi anni è senz'altro quella legata allo storage dell'enorme quantità di dati che ogni giorno produciamo, soprattutto dopo l'avvento di smartphone e periferiche d'ogni sorta. La possibilità di svincolarsi dall'unità fisica, in favore di una modalità fruibile in ogni dove, attraverso la rete, è senz'altro accattivante ma non è priva di limitazioni tecnologiche. La rapida diffusione delle tecnologie in cloud, come anticipato è soggetta a dei limiti: 

  1. I costi rimangono elevati, infatti, tutto quello che non si ha più "in casa" e che è gestito dal proprio partner ha certamente un costo, magari più ridotto grazie all'economia di scala, ma che non può diventare troppo ridotto. 
  2. Passare al cloud può semplificare le cose, magari sollevando dall'incombenza della gestione dell'hardware necessario a supportare i servizi necessari a un'azienda, ma le prime fasi di passaggio dalla gestione tradizionale a quella cloud possono avere un grado di complessità elevato. 
  3. Per ottenere il meglio dal cloud è necessario che sia costruito tenendo ben presente tutti i servizi con cui l'infrastruttura deve andare ad integrarsi: sottovalutare il discorso dell'integrazione con i servizi e l'infrastruttura già esistente può portare da un lato a un netto rallentamento nella fase di setup del cloud, dall'altro a un netto sotto sfruttamento delle potenzialità delle tecnologie. I programmi di gestione della forza lavoro, gli eventuali database Oracle e SAP, tutto deve rientrare in una strategia globale affinché di possa beneficiare al meglio dei vantaggi del cloud. 
  4. Dalle ricerche di mercato effettuate da HP e dai propri partner emerge come una fetta molto consistente degli IT manager (75%) sia convinta che il cloud sia imprescindibile per il futuro ma più della metà di essi è preoccupata da istanze come la sicurezza. Sicurezza che riguarda i propri dati, ma anche quella dei propri clienti. 
  5. Le nuove tecnologie spesso presentano nuove istanze al legislatore e in una fase iniziale di sviluppo si trovano a dover rientrare nelle maglie di un sistema legislativo e di regolamentazione non specifico o aggiornato. Da questa discrepanza possono emergere istanze che frenano la diffusione dei nuovi servizi. Un esempio è la conformità alle policy di trattamento dei dati personali come quelli generati dai pagamenti con le carte di credito: per affidare a terzi questo tipo di dati sensibili è necessario che il servizio garantisca la massima conformità alle regole vigenti nel paese. 
  6. Anche la mancanza di standard rallenta la diffusione del cloud nelle tessuto produttivo, sia a livello italiano sia a livello mondiale: inutili complicanze nel passaggio da un sistema all'altro, necessità di riprogettare da zero la struttura se si decide di cambiare vendor con impossibilità per i diversi player di fare interessanti proposte concorrenziali di passaggio ai propri servizi a causa di quello che comporta in termini di costi.

Cosa ne pensa Ortolani? 

Il problema è abbastanza articolato: conservare in cloud, quindi in un data center, dei dati può essere considerato più sicuro rispetto alla memorizzazione in locale. Si suppone che l'infrastruttura cloud, sia essa pubblica, privata, o ibrida, disponga di soluzioni valide per la protezione d'accesso, oltre a una strutturata procedura di backup e di continuità del servizio. C'è però un problema: l'accentramento dei dati in un unico data center, e l'accentramento di dati provenienti da più utenti, più aziende e quant'altro costituisce un rischio potenziale in caso di intrusione con un immaginabile effetto catena.


Inoltre, per chi gestisce questi dati non è semplice effettuare controlli e rilevare potenziali azioni malevole. Anzi, lato utente in nome della riservatezza viene chiesto di non accedere ai dati stessi ricorrendo ad esempio alla protezione crittografica. Per trovare un soluzione si stanno affacciando varie soluzioni tra cui l'utilizzo della crittografia omomorfica che, senza entrare in complicati dettagli, permette di effettuare delle operazioni sui dati cifrati, quindi eventuali archivi possono essere controllati senza la necessità di accedere al dato che per tutto il processo rimane criptato. A questo indirizzo sono disponibili ulteriori approfondimenti e dettagli.

Il security analyst di Kaspersky Labs si è poi espresso sui rischi legati ai tablet:

Parlando di soluzioni basate su Windows i rischi sono i medesimi di quelli tipici di un PC e in parte vengono mitigati dall'utilizzo delle app in Modern UI, ma sull'argomento ci torneremo oltre. Per quanto riguarda iOS al momento il pericolo è del tutto limitato, anche se la crescente diffusione di tale piattaforma potrebbe catalizzare l'attenzione del cyber crime. Apple ha però messo in atto un sistema di verifica e validazione delle app che per il momento si è dimostrato valido; altrettanto non si può dire di Android, piattaforma per la quale esistono svariati malware e in passato alcuni di essi sono stati anche distribuiti attraverso lo store ufficiale Google Play.


Per quanto riguarda gli ultimi arrivati Surface RT ci sono ancora pochi elementi per effettuare valutazioni.

Ortolani ha però voluto sottolineare un aspetto discriminante tra l'architettura x86 e ARM: la prima utilizza istruzioni di lunghezza variabile permettendo così exploit di tipo Return-oriented programming (ROP) nel momento in cui il codice malevolo è in grado di controllare il call stack: in questa situazione è possibile bypassare anche protezioni di code signing o di non-executable memory; per la seconda, il set di istruzioni ha lunghezza fissa di 32bit, quindi il problema appena descritto tipico di x86 non sussiste.

Va però precisato che esistono set di istruzioni a 16 bit denominati Thumb che agevolano la creazione di codice su piattaforme meno performanti. In situazioni in cui vi siano parti di codice realizzate con istruzioni a 32bit e altre con elementi a 16 bit è potenzialmente possibile rientrare nelle problematiche di Return-oriented programming (ROP).
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martedì 16 luglio 2013

Apple TV offrirà (forse e con prezzi maggiorati) servizi privi di interruzioni pubblicitarie

In aggiunta alle voci di corridoio legate ai presunti piani di Apple sul versante Apple TV, pare che la compagnia della Mela stia intavolando una serie di trattative con i rappresentanti dei vari network televisivi per esplorare la possibilità di mettere a punto un sistema, tecnico e commerciale, che possa consentire agli utenti di evitare completamente le interruzioni pubblicitarie.


La giornalista Jessica Lessin del Wall Street Journal, riportando alcune indiscrezioni da parte di fonti anonime ma pare ben informate sull'argomento, afferma che Apple sta cercando di promuovere un sistema dove essa stessa corrisponderà una sorta di "rimborso" ai network televisivi per gli introiti persi ogni volta che un utente evita uno spot.

Sebbene i dettagli di un sistema e di un servizio simile debbano ancora essere dettagliati, di norma questo tipo di offerte trova una grande resistenza da parte delle reti televisive. In ogni caso da queste indiscrezioni è possibile supporre che la Mela abbia intenzione, con la futura Apple TV, di offrire al pubblico un qualche genere di servizio ad abbonamento, con differenti fasce di prezzo corrispondenti a differenti livelli del servizio.

Il futuro di Apple TV sembra essere costellato da progetti piuttosto ambiziosi. La Mela sarebbe infatti al lavoro da tempo sulla realizzazione di un televisore con avanzate funzioni di connettività e, parallelamente, ad un'evoluzione del dispositivo attualmente in commercio, che sin dal lancio sul mercato è stato ritenuto un "hobby" collaterale alle attività della stessa Apple.

In occasione della conferenza D11 organizzata da All Things Digital nel corso dei mesi passati, il CEO di Apple Tim Cook ha rivelato che la compagnia ha "grandi idee" per la televisione e che l'attuale esperienza di uso della TV potrebbe essere migliore. L'obiettivo di Apple è quello di andare ad annullare la differenza tra la fruizione di contenuti live e contenuti on-demand.

Senz'altro ambiziosa questa visione del mondo dei network televisivi. Ironia della sorte, siamo passati dai servizi TV degli anni '20 privi di pubblicità, a un panorama in cui per togliere la pubblicità dovremo pagare un abbonamento maggiorato, proporzionale allo sconto sul "tasso di pubblicità" profuso ai servizi che riceveremo.

Prima si è fatto di tutto per inserire gli spot e ora si va nella direzione diametralmente opposta. Questo è uno dei paradossi della tecnologia.
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lunedì 15 luglio 2013

l'ITU approva il nuovo formato video H.265: un enorme passo avanti

Il 25 gennaio 2013 è stata approvata dall'ITU (International Telecommunication Union) la prima versione dell'H.265, il formato di compressione che nei prossimi anni prenderà il posto dell’H.264 come standard per la distribuzione di video ad alta definizione sul web.


La novità è particolarmente rilevante considerando la sempre più comune visione di filmati HD in streaming tramite smartphone su connessione 3G o LTE. Un traguardo importante che di fatto apre le porte ad un ricambio generazionale di prodotti: la maggior parte degli standard conosciuti oggi sia in ambito consumer sia in ambito broadcast si basa sull'H.264, ed è inevitabile pensare ad un futuro con nuovi standard e nuove soluzioni per offrire la stessa qualità con un consumo di banda inferiore.

L'H.265 è in grado, grazie ad una maggiore efficienza, di trasmettere video a risoluzioni più elevate utilizzando la stessa banda oppure di risparmiare banda nel caso di una trasmissione a 1080p. Proprio per questo motivo il nuovo formato verrà utilizzato, almeno nelle sue fasi iniziali, per lo streaming video: le aziende dispongono di servizi di Video On Demand possono sfruttare la soluzione per risparmiare banda. Va letta in quest'ottica la presenza del decoder HEVC (High Efficency Video Coding) a bordo del nuovo TV Samsung F8000: se Samsung lo userà sarà per attivare servizi di streaming video offrendo la qualità HD anche con poca banda disponibile. 

Samsung ha aggiunto questa funzionalità sul suo TV sfruttando il processore quadcore integrato, ma sembra più una pallottola sparata dalla pistola del marketing che un qualcosa di reale utilità e soprattutto Samsung non ha certo pensato al futuro delle trasmissioni TV, un futuro dove la soluzione potrebbe variare da paese a paese senza alcuna certezza. Serviranno infatti almeno due o tre anni prima di vedere sul mercato prodotti con all'interno un decoder H265 hardware, così come serviranno anni per avere degli encoder H.265 veloci e di buona qualità. 

L'ipotesi poi di avere in futuro eventuali trasmissioni con l'H.265 combinato con il DVB-T2 sembra essere ancora più lontana: alcuni paesi europei parlano addirittura di 2025, sempre che nel 2025 la TV viaggi ancora via etere. E’ anche inutile pensare ad eventuali upgrade: nessun prodotto oggi sul mercato, fatta eccezione per i processori quadcore più evoluto di smartphone e tablet e per i PC, è aggiornabile all'H.265, non a caso uno dei primi SoC capace di decodificare il nuovo formato è il potentissimo Snapdragon 800 e la stessa Qualcomm ha dichiarato che non si potranno aggiornare gli altri SoC quadcore in gamma. 

Difficile dire cosa succederà nei prossimi anni: l'H265 diventerà uno dei protagonisti in ambito video ma non certo nel segmento della TV e del broadcasting. Considerando le sue proprietà l'HEVC verrà usato prima di tutto per film e serie TV da scaricare (illegalmente e non): stesso film ma file molto più piccolo. E subito dopo verranno smartphone, tablet e fotocamere: per condividere filmati sul cloud e tra devices un file più snello ma di qualità è una vera benedizione. 

Oggi si spera che H.265 renda possibile la trasmissione in tempo reale di video Full-HD e persino 4K, con la metà dei bit che sono necessari oggi.

Con H.265 lo streaming 4K potrebbe essere possibile con solo 20-30 Mbps di bandwidth disponibile

ha affermato infatti Ryan Lawler di Techcrunch.

Quando il mercato sarà pronto, poi, dovremmo cominciare a veder circolare i video che usano questo nuovo standard, e probabilmente massici aggiornamenti per siti come YouTube, Vimeo e simili.

Oltre ai citati siti web, ovviamente, tra gli interessati a questo nuovo formato troveremo in prima fila i canali televisivi di tutto il mondo, molti dei quali si sono già dotati di applicazioni per smartphone e tablet. È infatti probabile che tra i primi a usare H.265 troveremo colossi come Sky, che anche in Italia offre ai propri abbonati strumenti per vedere la TV su smartphone, tablet e PC, con la notevole mancanza delle console (Sky Go con 28 canali gratuiti e servizio on demand).

Al momento però per garantire agli spettatori una buona qualità l'azienda ha dovuto aggiungere la possibilità di scaricare i film sul tablet, così da aggirare i limiti posti da connessioni troppo lente.
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venerdì 12 luglio 2013

Lumia 1020: lo smartphone votato al mondo della fotografia

Nel corso della serata di ieri, in occasione di un evento appositamente organizzato in quel di New York, Nokia ha annunciato il proprio nuovo smartphone top di gamma Lumia 1020.


La gamma di modelli appartenenti alla famiglia Lumia di Nokia, ovvero i device che portano in dote il sistema operativo mobile di Microsoft Windows Phone 8, accoglie quindi un nuovo elemento che affiancherà per i prossimi mesi i già noti Lumia 925 e Lumia 920 nel segmento di fascia più alta del mercato.

Come già accaduto con Lumia 920 e Lumia 925, elemento ulteriormente enfatizzato nel corso della presentazione di ieri, l'obiettivo che Nokia sta cercando di raggiungere con questa serie di device è quello di reinventare il concetto attuale di fotografia mobile, cercando di andare in diretta contrapposizione con quelle che attualmente sono le fotocamere cosiddette compatte. La fotografia che cambia il modo di percepire e di ricordare gli eventi passati e la sua evoluzione terminata proprio con l'introduzione dello smartphone e del camera phone è stato quindi il tema principale dell'introduzione al keynote tenuto dal CEO dell'azienda Stephen Elop, colui al quale si deve l'abbandono della piattaforma Symbian e l'adozione di quella Windows Phone.


Ed è stato lo stesso Elop dopo pochi minuti a togliere ogni dubbio riguardo al nome della soluzione finora conosciuta con il nome di Nokia EOS. 1020, questo il numero distintivo del terminale che fa proprio della fotocamera l'elemento principale sul quale costruire il proprio successo. Lasciando per un momento da parte la stessa fotocamera ci soffermiamo per un piccolo riassunto sulle caratteristiche hardware del dispositivo.

Display AMOLED da 4,5 pollici a risoluzione 1280x768 pixel e processore dual-core Qualcomm Snapdragon MSM 8960 a 1,5 GHz di frequenza sono gli elementi fondamentali della scheda tecnica, affiancati da 2 GB di memoria RAM e 32 GB di memoria interna dedicata allo storage che dovranno accogliere la grande quantità di dati prodotta dalla fotocamera.

Stessa piattaforma di Lumia 925 quindi, ad eccezione del quantitativo di memoria RAM a disposizione che raddoppia così da per poter gestire al meglio l'interfaccia e l'elaborazione delle immagini prodotte dal nuovo sensore da 41 megapixel. Di seguito trovate la tabella tecnica con le specifiche comparate con quelle dei predecessori Lumia 920 e Lumia 925.

Nokia Lumia 1020
Nokia Lumia 925
Nokia Lumia 920
  Piattaforma
Qualcomm Snapdragon MSM 8960
Qualcomm Snapdragon MSM 8960
Qualcomm Snapdragon MSM 8960
  Memoria RAM
2 GB
1 GB
1 GB
  Storage
32 GB
16/32 GB
32 GB
  Schermo
4,5 pollici
4,5 pollici
4,5 pollici
  Risoluzione
1280x768 pixel
1280x768 pixel
1280x768 pixel
  Dimensioni
130,4 × 71,4 × 10,4 mm
129 × 70,6 × 8,5 mm
130,3 x 70,8 x 10,7 mm
  Peso
158 grammi
139 grammi
185 grammi
  Fotocamera
41 megapixel
8 megapixel
8 megapixel
  Ottica
6 lenti
6 lenti
5 lenti
  Batteria
2000 mAh
2000 mAh
2000 mAh
  Sistema operativo
Windows Phone 8
Windows Phone 8
Windows Phone 8

A dispetto della presenza di un sensore da ben 41 Mpixel Nokia è riuscita a contenere le dimensioni complessive di Lumia 1020: lo spessore è di 10,4 millimetri, superiore agli 8,5 di Lumia 925 ma inferiori ai 10,7 millimetri del modello Lumia 920. Dobbiamo tuttavia ricordare come quest'ultimo prodotto integri il dispositivo di ricarica wireless, funzionalità che tanto Lumia 925 come Lumia 1020 possono avere a disposizione attraverso una cover posteriore accessoria.










Anche il peso di Lumia 1020 stupisce positivamente: siamo a 158 grammi, dato superiore a quello di Lumia 925 ma inferiore ai 185 grammi di Lumia 920: considerando l'ingombro della fotocamera si tratta di un risultato di tutto rispetto.
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