sabato 30 novembre 2013

eCall, l'auto del futuro (non troppo futuro)

Nel campo dell'automotive si stanno facendo molti progressi, grazie, soprattutto, all'introduzione di nuove tecnologie. Si sta lavorando in diverse direzioni, tra queste, senz'altro, l'eco-compatibilità e la sicurezza. 


Di "carburanti puliti" e di alimentazioni alternative, vi avevamo già parlato qualche mese fa, quando BMW presentava la sua prima auto completamente elettrica e successivamente, quando ci siamo occupati di Volvo e dei suoi progetti sulla ricarica wireless delle proprie auto elettriche.

Quest'oggi, invece, ci soffermeremo sull'aspetto "safety", con il progetto eCall, le interazioni Machine-to-machine.

Lo scorso mese di giugno, infatti, la Commissione Europea ha annunciato l'adozione di due proposte con lo scopo di garantire, entro il mese di ottobre 2015, la capacità delle auto di allertare automaticamente i servizi di emergenza e assistenza stradale, nel caso si verifichi un incidente grave, grazie all'impiego di un apposito sistema di telecomunicazione chiamato per l'appunto eCall.

Secondo le stime della Commissione Europea, la quale ha sottolineato come lo scorso anno sulle strade dell'Unione Europea si siano registrate 28 mila vittime di incidenti stradali e 1,5 milioni di feriti, il sistema automatico eCall potrebbe consentire di salvare fino a 2500 vite all'anno, grazie alla maggiore tempestività nell'invio dei servizi.

Il sistema si basa infatti sulla possibilità di inviare un messaggio di allerta anche nel caso in cui il conducente del veicolo sia incosciente o nell'impossibilità di effettuare una telefonata. La tecnologia eCall può potenzialmente avere sulla sicurezza stradale la stessa influenza che hanno avuto le cinture di sicurezza e gli airbag.

L'obiettivo della Commissione è la garanzia che a partire dall'ottobre 2015 tutti i nuovi modelli di autovetture e veicoli utilitari leggeri immessi sul mercato siano equipaggiati con il sistema eCall e che venga, parallelamente, realizzata l'infrastruttura necessaria a ricevere e gestire in modo adeguato le chiamate eCall nei centri di pronto intervento assicurando quindi la compatibilità, l'interoperabilità e la continuità del servizio su tutto il territorio dell'Unione Europea.


eCall si attiva automaticamente nel momento in cui i sensori del veicolo rivelano un urto grave: il sistema compone in maniera automatica il numero unico europeo di emergenza 112, stabilisce un collegamento con l'appropriato centralino di emergenza e comunica un set standard di dati relativi all'incidente che comprendono l'orario in cui è avvenuto, la posizione del veicolo e la direzione di marcia (elemento fondamentale per l'intervento nelle autostrade o nei tunnel). Il sistema può essere attivato anche manualmente, premendo un pulsante all'interno dell'abitacolo.

L'impiego di un sistema eCall interoperabile a livello europeo rappresenta una importante evoluzione in materia di sicurezza stradale: i dati ricevuti tramite il sistema eCall consentiranno ai servizi di emergenza di prestare una più rapida assistenza ai conducenti ed ai passeggeri incidentati, con una riduzione dei tempi di risposta dei soccorsi del 40 % nelle zone urbane e del 50 % nelle zone rurali.

Il sistema ovviamente avrà anche conseguenze secondarie sulla riduzione degli ingorghi causati da incidenti e sulla riduzione degli incidenti secondari provocati dalla mancata messa in sicurezza del luogo dell'incidente.

Chiaramente affinché sia possibile supportare la tecnologia eCall sarà necessario affidarsi ad una serie di presupposti tecnologici che apriranno molte opportunità per tutto il settore dell'auto. Tutte le realtà coinvolte nell'offerta delle tecnologie, dei componenti e dei servizi utilizzati nei vari aspetti di eCall potranno infatti trarre interessanti benefici e in special modo per le aziende automobilistiche vi sarà la possibilità di generare nuove fonti di fatturato grazie alla proposta commerciale di servizi a valori aggiunto basate sulle tecnologie e sulle apparecchiature necessarie al funzionamento di eCall.

Sono sostanzialmente due le opzioni che i produttori avranno a disposizione per l'implementazione della tecnologia eCall:

  • la prima, e più semplice, è quella che prevede di sfruttare, tramite un opportuno collegamento via cavo o bluetooth, lo smartphone e la SIM card del conducente;
  • la seconda prevede l'integrazione di una SIM all'interno del sistema di infotainment della vettura.

La Commissione Europea raccomanda la seconda opzione, dato che nel primo caso le funzionalità eCall si renderebbero disponibili solamente nel caso in cui il guidatore ricordi di collegare il proprio telefono alla vettura, minando quindi alla base l'efficacia della tecnologia. L'integrazione della SIM rappresenta invece una strada che elimina queste incertezze e, inoltre, apre una serie di nuove possibilità sul mercato e di benefici per l'utente.

Le automobili moderne dispongono di una serie di soluzioni di assistenza alla guida che operando spesso in sinergia tra loro hanno consentito di incrementare notevolmente la sicurezza stradale. Si tratta di sistemi che sono basati su una vasta gamma di sensori che monitorano sia lo stato del veicolo sia le condizioni della strada e dell'ambiente circostante. Le auto possono produrre quindi una grande quantità di informazioni utili, a patto di essere in grado di estrarre queste informazioni e di tradurle in qualcosa che abbia un significato. Si tratta di informazioni che potrebbero essere di utilità ancor maggiore, oltre che per i servizi di assistenza alla guida, quando divenga possibile condividerle anche "all'esterno" della vettura, sfruttando appunto una SIM integrata nel veicolo per comunicare e trasmettere questi dati a terzi: tra veicoli, verso centri di informazione, con la casa produttrice dell'auto, al rivenditore. Si tratta di una declinazione del paradigma conosciuto con il nome di machine-to-machine (M2M), un sottoinsieme del più ampio universo della cosiddetta Internet of Things.

Machine-to-machine, ovvero una comunicazione che avviene esclusivamente tra dispositivi, senza che sia necessaria l'interazione dell'uomo.

Secondo gli studi di alcuni analisti il paradigma machine-to-machine applicato al settore dell'auto permetterà di generare nel 2012 199 miliardi di fatturato. E uno dei principali motori di crescita è proprio l'implementazione di eCall promossa dalla Comunità Europea.

L'implementazione della tecnologia eCall seguendo l'opzione dell'integrazione all'interno dell'auto di una SIM (e di un sistema di comunicazione cellulare) comporterà inevitabilmente dei costi aggiuntivi per i produttori di automobile.

A questo proposito che David Levine, Global Head of Automotive Business Develoment di Vodafone, osserva:

La principale tendenza sull'agenda di chiunque sono i big data, ma nel mondo delle comunicazioni machine-to-machine sono gli small data ad essere importanti. Le comunicazioni M2M stanno aiutando i produttori a meglio comprendere le prestazioni ed il comportamento di guida dei loro veicoli. Ciò permette ai produttori di sviluppare ed evolvere nuove relazioni con i clienti e a proporre nuovi ed innovativi servizi a valore aggiunto.

Il paradigma M2M applicato al settore delle auto permette di stabilire un nuovo canale di comunicazione bidirezionale tra l'automobile ed il fornitore dei servizi: di norma quando un'automobile lascia la concessionaria vi torna solamente per espletare le esigenze di manutenzione programmata o per interventi di riparazione. Con l'avvento dell'M2M sarà possibile stabilire un legame più solido tra il cliente e la concessionaria, con la possibilità di proporre una serie di servizi su minsura in grado di differenziare l'offerta da quella della concorrenza.

La concessionaria avrebbe la possibilità, ad esempio, di impiegare le informazioni diagnostiche inviate dall'automobile per identificare ed eventualmente prevenire problemi alla vettura, comunicando al cliente se è il caso di effettuare un'ispezione o un intervento di manutenzione. I produttori di auto possono inoltre collaborare con un ecosistema di partner, come già avviene da parte di alcune case automobilistiche, per offrire servizi di informazione e intrattenimento, come lo streaming di video e di musica o l'accesso ad applicazioni che possano migliorare l'esperienza di guida e di viaggio, tramite la rete cellulare dell'auto. Il pubblico, dinnanzi a queste possibilità offerte dalla tecnologia, inizierà presto ad aspettarsi l'offerta di servizi aggiuntivi come ad esempio il tracciamento di un veicolo rubato (come avviene con i sistemi notebook, ad esempio), l'assistenza automatica in caso di guasti o lo sblocco remoto della vettura, previa opportuna verifica dell'identità, nel caso in cui si siano smarrite le chiavi.

L'applicazione di M2M al mondo dell'automobile porterà però una serie di novità e di benefici che non saranno semplicemente commerciali e circoscritti al settore dell'auto ma si rifletteranno anche sui consumatori. Questo genere di tecnologie, ad esempio, può consentire il tracciamento del comportamento di guida del proprietario del veicolo (a patto, ovviamente, che il guidatore acconsenta) raccogliendo una serie di informazioni che potrebbero trovare un'utile applicazione nel mondo assicurativo.

La disponibilità di informazioni legate allo stile di guida del proprietario di una vettura permetterebbero infatti la costruzione di modelli assicurativi basati sull'uso del veicolo e quindi in grado di definire meglio il grado di rischio, permettendo ai guidatori più cauti di realizzare risparmi più o meno consistenti sul pagamento del premio assicurativo, oltre che incentivare abitudini di guida più sicure e migliorare ulteriormente la sicurezza stradale.

L'effettivo utilizzo di una vettura è un elemento di particolare valore anche per le compagnie di autonoleggio o per quelle realtà che si trovano ad amministrare e gestire una flotta di veicoli che avrebbero la possibilità di approntare un sistema di controllo che prevede, ad esempio, il pagamento di una penale nel caso in cui l'utilizzatore del mezzo abbia tenuto un comportamento poco virtuoso nella cura del veicolo e/o nel consumo di carburante. In questo modo vi sono quindi le potenzialità di estendere la vita del veicolo, ridurre la perdita di valore nel tempo e ammortizzare meglio i costi di acquisto delle flotte.

Allo stesso modo vi potranno essere ripercussioni positive anche sul mercato delle auto di seconda mano, con la possibilità da parte del cliente di verificare nel concreto le dichiarazioni del venditore e di approfondire che uso sia stato fatto della vettura da parte del proprietario precedente.

Nel complesso tutti questi casi che abbiamo mostrato fino ad ora hanno la potenzialità di condizionare in maniera positiva il modo in cui le persone guidano l'automobile, a tutto vantaggio della sicurezza stradale, del portafoglio di molti consumatori e, ottimisticamente, anche dell'impatto ambientale.

Il progressivo popolamento delle strade con veicoli "smart" e connessi permetterà ai gestori del servizio pubblico di migliorare la propria offerta al cittadino. E' infatti immediatamente comprensibile come tutti i dati raccolti e generati dalle vetture possano essere impiegati per desumere una vasta gamma di informazioni legate alle condizioni del traffico e delle strade, portando ad una migliore comprensione del sistema viabilistico.

Il flusso di informazioni dettagliate e in tempo reale, riferite ad esempio alla velocità dei veicoli e all'occorrenza delle frenate, può circolare sia tra le vetture (consentendo quindi ai conducenti di essere aggiornati con le condizioni del traffico ed evitare quindi eventuali ingorghi), sia verso le autorità che avranno così modo di intervenire tempestivamente e quando opportuno per deviare il traffico verso itinerari alternativi allo scopo di allentare gli eventuali episodi di congestione.

Tutti i dati raccolti dai sistemi di assistenza alla guida, come ad esempio ABS e stabilizzazione, possono inoltre sbloccare una miglior consapevolezza della condizione del manto stradale specie durante l'insorgenza di fenomeni metereologici avversi e identificare con precisione (incrociando ad esempio i dati provenienti dai sistemi di assistenza alla guida con quelli dei sistemi di posizionamento satellitare) la presenza di ghiaccio sulla sede stradale, disponendo un più efficiente spiegamento dei mezzi spargisale.

Allo stesso modo le informazioni generate dalle sospensioni dei veicoli possono venire in aiuto alle autorità e alle società di manutenzione nel rilevare tratti di strada sconnessi, che possono essere così riparati prima di trasformarsi in buche capaci di creare danni o di rappresentare una minaccia per la sicurezza di conducenti e pedoni. In questo modo potrebbe essere possibile organizzare meglio gli interventi di manutenzione, minimizzando i tempi di chiusura delle strade e i relativi costi e disagi.

E' importante osservare che attualmente già esistono tutti i presupposti tecnologici necessari per rendere realtà tutti gli esempi fin qui proposti nel corso dell'articolo e che, anzi, alcuni produttori di automobili (BMW, Peugeot, Ford, Citroen giusto per citarne alcuni) già hanno inserito nelle proprie offerte commerciali una serie di servizi basati sulla connettività, sia tramite SIM integrata, sia tramite soluzioni alternative quali, ad esempio, un dongle USB.

Nei prossimi anni i servizi basati sul concetto di M2M rappresenteranno sempre di più una parte chiave delle offerte dei produttori di automobili, i quali potranno inoltre avvalersi dei dati raccolti con ciascuna generazione di vetture per meglio progettare e commercializzare le generazioni successive. Si tratta quindi di una vera e propria rivoluzione (potenziale, almeno in questa fase) per il settore dell'auto alla luce delle innumerevoli possibilità di innescare un cambiamento per molteplici aspetti, dal comportamento del conducente fino al modo in cui le auto vengono progettate e, infine acquistate. Le possibilità sono veramente infinite e limitate solamente dalla capacità e dall'intuito degli ingegneri hardware e software.

Ma, è fin troppo evidente che questo tipo di panorama futuro, non porterà solamente benefici, o meglio, porterà con se polemiche per quanto concerne la privacy. Già con l'introduzione della geo-localizzazione dei moderni smartphone, si ha avuto l'impressione (e non solo quella) che la grande quantità di informazioni, provenienti da questa raccolta capillare, e a disposizioni delle grandi multinazionali, sia uno strumento molto pericoloso e potenzialmente dannoso per la privacy di ognuno di noi. M2M avrebbe una portata simile, se non superiore, il che aumenta esponenzialmente il rischio.

Alcuni utenti della rete, fanno notare che, già alcune compagnie assicurative offrono, a pagamento, un dispositivo aggiuntivo, che svolge funzioni simili a quelle presentate finora. Sottolineano anche che con questo accorgimento, colui che processa le informazioni ricevute, ha per le mani la possibilità di controllare ciò che il conducente del veicolo fa o non fa.

Altri utenti, fanno notare che, già alcune case automobilistiche implementano questo sistema (o similare), ma è fornito a discrezione dell'acquirente, che potrà abilitare la funzione come optional. In questo caso, la privacy verrebbe tutelata e, se qualcuno decidesse di equipaggiare la vettura con tale sistema, lo farebbe spontaneamente.

D'altro canto, così facendo, verrebbe meno il principio di M2M e la tecnologia non sarebbe più efficace, o per lo meno non fino in fondo. Sarà possibile garantirlo? Ora non rimane che capire se, l'equipaggiamento delle autovetture con eCall, sarà obbligatorio o se passeranno ancora molti anni prima di poter passare all'atto pratico. Per ora possiamo solo trarre le nostre conclusione e fare il classico bilancio costi-benefici, formulando un verdetto personale.
Leggi l'intero articolo

venerdì 29 novembre 2013

Lo sdoganamento delle stampanti 3D

In più di un occasione, in passato, abbiamo trattato un argomento a noi molto caro: l'introduzione delle nuova tecnologia 3D applicata alle stampanti di uso comune.


Facendo un giro sullo store online Mediaworld, ci siamo accorti di una new-entry di tutto rispetto: si tratta della nuova stampante 3D di Hamlet, nella fattispecie ci riferiamo al modello HP3DX100.

All'inizio fu l'ex sindaco di New York, Bloomberg, ad inaugurare il primo sito produttivo negli USA. Curioso dettaglio, fu il tagliato del nastro, che vide protagonista proprio una forbice prodotta da una stampante 3D.

Poi fu Nokia a promuovere la nuova frontiera di stampa, proponendo una soluzione alternativa alle classiche cover dei propri smartphone. All'inizio di quest'anno, infatti, l'azienda finlandese rilasciava i file design per realizzare con la stampante 3D il case del proprio Nokia Lumia 820 rendendo così possibile, a ciascun utente, la personalizzazione completa della proprio case.

La vera svolta, però, è dovuta dallo sdoganamento delle catene di distribuzione online. E' Amazon ad aprire le danze, infatti, sin da giugno sul catalogo Amazon compaiono le prime stampanti. L'azienda scelse di esordire con i seguenti modelli: MakerBot Replicator 2, Afinia 3D Printer H-Series, 3D Systems’ Cubify, Fabbster 3D Printer, Airwolf3D e un paio di modelli cinesi. 

Ora è il turno della grande distribuzione di massa. Lo store online di Mediaworld presenta in anteprima Hamlet HP3DX100, una stampante 3D da 1499 €.

Ecco le specifiche:

  • Tecnologia di stampa con sistema di deposizione additiva di materiale termoplastico;
  • Materiale di stampa: ABS/PLA;
  • File supportati: GCODE-STL;
  • Livello di precisione: ±0.2 mm/100 mm;
  • Risoluzione di stampa: 0.15~0.4 mm;
  • Diametro dell'ugello di stampa: 0.4 mm;
  • Velocità di stampa: 10~120 mm/s, ±24 cc/h;
  • Dimensioni massime di stampa: 225 x 145 x 150 mm;
  • Temperatura di lavoro estrusore: 180-260 °C;
  • Temperatura di lavoro piano: 60-110 °C;
  • Stampa da pc tramite porta USB;
  • Stampa stand alone tramite SD CARD

La stampante misura 510 × 470 × 430 mm  (L x P x A) ed ha un'alimentazione a 220V 250W. La confezione (indicativamente) dovrebbe contenere:

  • Stampante 3D;
  • Cavo di alimentazione;
  • Cavo USB;
  • Kit di strumenti per la rifinitura dei modelli;
  • Base di supporto per la stampa;
  • 4 clip di fissaggio;
  • Scheda SD;
  • Bobina di filamento ABS bianco da 1kg;
  • Vite di fissaggio per bobina ABS;
  • Manuale d'uso



Leggi l'intero articolo

giovedì 28 novembre 2013

Hacker prendono di mira BIPS: furto di Bitcoin per un valore di 1 milione di $

BIPS è uno dei principali fornitore di soluzioni di pagamento in Bitcoin. La notizia di oggi, riguarda proprio questa società e in particolare un attacco hack. 


L'attacco malevolo non è stato affatto indolore, che ha portato alla sottrazione illecita di 1295 bitcoin. e alla compromissione di alcuni wallet degli utenti.

Il furto di bitcoin supera il valore equivalente di un milione di dollari. Il destinatario principale dell'attacco è l'azienda (e il suo patrimonio), sebbene "diversi wallet dei consumatori" sarebbero stati compromessi nell'azione di hacking.
BIPS ha affermato di essere stato colpito inizialmente da un attacco DDoS lo scorso 15 novembre e in seguito da un attacco il 17 novembre durante il quale sono stati sottratti i fondi. Il provider ha rilasciato alcune informazioni sull'attacco a pochi giorni di distanza dall'accaduto, ma i dettagli di tutta la vicenda sono stati divulgati solo lo scorso venerdì.

Secondo quanto affermato da BIPS, gli attacchi hanno avuto origine dalla Russia e da Paesi limitrofi, sebbene sia sempre piuttosto difficile riuscire a compiere una corretta attribuzione per questo genere di azioni criminali. Il provider si è ora rivolto alle autorità, anche se ha già fatto sapere che presto chiederà agli utenti il permesso di rivelare le informazioni circa i loro bitcoin. In ogni caso, anche con il coinvolgimento delle autorità, difficilmente gli utenti caduti vittima loro malgrado di questa vicenda potranno riuscire a recuperare i fondi sottratti.

E' inoltre interessante osservare che al momento del furto il valore dei bitcoin sottratti ammontava a circa 650 mila dollari, ora cresciuto ad oltre 1 milione data la recente impennata nel valore della moneta digitale.

Intanto BIPS, che offre wallet online per stoccare Bitcoin, ha avvertito il pubblico che le grandi quantità della moneta digitale dovrebbero essere conservate su wallet offline che sono al riparo dalla minaccia degli hacker.

I web wallet sono come un normale portafoglio dove inserire piccole quantità di contanti e non è inteso come uno strumento per conservare grandi patrimoni. Gli attacchi non sono isolati alla nostra realtà e se conservate grosse somme di bitcoin su web wallet di terze parti dovreste cercare una soluzione alternativa il prima possibile

ha affermato Kris Henriksen, fondatore di BIPS.

Si tratta del secondo importante furto di bitcoin avvenuto nel mese di novembre, con un altro servizio di wallet online, Inputs.io, che all'inizio del mese è stato vittima di una sottrazione illecita di 4100 bitcoin.
Leggi l'intero articolo

mercoledì 27 novembre 2013

Circuit Scribe: circuiti elettrici per tutti

Se i computer e gli schermi touch sono molto pratici per creare contenuti, si dimostrano molto meno funzionali quando è necessario disegnare, scarabocchiare, o scrivere e perché no, trasformare il tutto in qualcosa di pratico.


Quando si deve realizzare un circuito elettrico per il nostro piccolo fai da te, prima si fa lo schizzo e poi si costruisce il circuito. 

Dopo averlo ideato o "scopiazzato", disegnato il progetto con uno dei vostri sistemi cad e testato su una breadboard, sarete pronti per realizzare il pcb. Finalmente potrete utilizzarlo per i vostri scopi. E se ci fosse un modo più rapido, per le soluzioni casalinghe (e forse non solo)?


Da oggi sarà sufficiente preparare lo schizzo. Parola di Electroninks Incorporated.

L sfida è stata lanciata da Circuit Scribe: una sorta di matita rivoluzionaria con un inchiostro ad asciugatura rapida, con la particolarità di essere un buon conduttore elettrico.



La dimostrazione video parla da sé. Scrivete, collegatelo alla presa di corrente e lasciate che la magia avvenga.


Risultato della ricerca condotta da un team della University of Illinois, Circuit Scribe è attualmente oggetto di una campagna Kickstarter – praticamente già finanziata. Per 20 dollari, è possibile acquistare una matita e un LED mentre il kit base costa 30 dollari (con i vari componenti). Molti kit sono disponibili a diversi prezzi.
Leggi l'intero articolo

martedì 26 novembre 2013

Xbox One: come si è presentata al lancio?

Xbox è ormai disponibili sugli scaffali di tutti gli store di elettronica della penisola. Ma, accanto alla mera console, cos'hanno trovato sugli scaffali gli utenti? 


La confezione di Xbox One è decisamente "ricca", lo si capisce anche dal peso. Due le confezioni a disposizione, verde e nera, la prima per l'edizione standard, la seconda riservata alla Day One Edition.

La prima cosa che vediamo una volta aperta la scatola è il Kinect, in bella vista nella parte superiore, insieme ad un involucro che contiene joypad, manuali e cavi. La console occupa tutto lo spazio inferiore, incartata e ben protetta. 

Come già scritto in diversi tweet, nostri e non solo, Xbox One somiglia ad un videoregistratore. Lo confermiamo anche in questa sede. Inoltre, la console è massiccia e pesante. Il tasto dolente, però, è rappresentato dalle dimensioni, ma come già scritto in precedenti post, il team di sviluppo di Xbox One ha tenuto in gran considerazione il potenziale problema del surriscaldamento dei componenti: per evitare problemi di sorta, avrebbe sovradimensionato lo chassis. 

Punto forte di Xbox One, è il joypad, non troppo dissimile da quello di Xbox 360, sicuramente più leggero e compatto. I tasti A, B, X e Y non hanno subito grosse modifiche, al contrario i grilletti hanno una corsa minore rispetto al passato, così come i pulsanti LB ed RB. Gli stick analogici, invece, presentano una conformazione concava e zigrinata, che garantisce una miglior aderenza dei pollici. Come per Xbox 360, però, la confezione contiene due batterie stilo, e non la batteria ricaricabile, che è venduta separatamente (20€). 

Ma è tutto rosa e fiori? Ogni esordio che si rispetti, porta con sé, numerose problematiche che suscitano più o meno clamore. E a Xbox One com'è andata? 

Alcuni tra i primi acquirenti di Xbox One stanno riscontrando problemi con il lettore ottico della console.Si sentirebbero, infatti, inquietanti rumori all'inserimento del Blu-ray del gioco nel disc drive. 

Microsoft ha già dato una risposta ufficiale: 

Sappiamo che con un lancio di queste proporzioni i clienti avranno delle domande e abbiamo molti modi affinché essi riescano ad avere le risposte di cui hanno bisogno per poter tornare al gioco quanto prima. State certi che abbiamo intenzione di prenderci cura dei nostri clienti. Chiunque creda di avere un problema con la propria Xbox One dovrebbe contattarci. 

Ma oltre alla console, sicuramente indispensabile, quali sono i giochi che i fan di Xbox più scatenati hanno reperito sugli scaffali di tutte le catene di elettronica (e non solo ovviamente)?


Ecco i Giochi disponibili sin dal lancio per gli utenti Xbox One:

Assassin's Creed IV: Black Flag (Ubisoft) disponibile sia nei Retail che su XBLive 



Battlefield 4 (EA) disponibile sia nei Retail che su XBLive 



Call of Duty: Ghosts (Activision) disponibile sia nei Retail che su XBLive 



Crimson Dragon (Microsoft) disponibile su XBLive 


Dead Rising 3 (Capcom) disponibile sia nei Retail che su XBLive 


FIFA 14 (EA) disponibile sia nei Retail che su XBLive 


Fighter Within (Ubisoft) disponibile sia nei Retail che su XBLive 



Forza Motorsport 5 (Microsoft) disponibile sia nei Retail che su XBLive 


Just Dance 2014 (Ubisoft) disponibile sia nei Retail che su XBLive 

Killer Instinct (Microsoft) disponibile su XBLive 

LEGO Marvel Super Heroes (WB Games) disponibile sia nei Retail che su XBLive 

Lococycle (Microsoft) disponibile su XBLive 

Madden NFL 25 (EA) disponibile sia nei Retail che su XBLive



NBA 2K14 (2K Games) disponibile sia nei Retail che su XBLive 

NBA LIVE 14 (EA) disponibile sia nei Retail che su XBLive 

Need for Speed: Rivals (EA) disponibile sia nei Retail che su XBLive 

Peggle 2 (EA) disponibile su XBLive 

Powerstar Golf (Microsoft) disponibile su XBLive 

Ryse: Son of Rome (Microsoft) disponibile sia nei Retail che su XBLive



Skylanders Swap Force (Activision) disponibile sia nei Retail che su XBLive 

Zoo Tycoon (Microsoft) disponibile su XBLive 

Zumba Fitness: World Party (Majesco) disponibile sia nei Retail che su XBLive 


Una schiera di titoli non foltissima, ma equilibrata. Avete già i vostri preferiti?
Leggi l'intero articolo

PS4: SSD batte HDD ibrido ma...

Come precedentemente annunciato, gli utenti possono liberamente sostituire l'unità di storage principale della nuova console Sony. Il grosso vantaggio, è evidentemente la possibilità di effettuare l'upgrade alla nuova unità di storage allo stato solido.


Questo le da potenzialmente un vantaggio sulla principale, e attualmente unica, concorrente, ovvero Xbox One, che non lo consente.

Tested (via The Verge) ha messo a confronto tre diversi tipi di unità di storage per determinare come cambiano di conseguenza le prestazioni della console che arriverà in Italia venerdì. Si è scelto un SSD Samsung da 256GB, il disco rigido standard da 500 GB prodotto da Sony e un'unità ibrida da 1TB, che comprende una piccola parte, da 8 GB, di storage a stato solido.

Il test è stato svolto in concomitanza dell'avvio della console e al lancio di alcuni giochi e, in maniera certo non sorprendente, l'unità SSD ha mostrato risultati sensibilmente superiori rispetto alle altre due.


Con SSD installato, l'avvio del sistema è stato più rapido di 6 secondi, mentre Killzone Shadow Fall ha impiegato 20 secondi in meno per essere disponibile al gioco. Ovviamente questa soluzione consente di migliorare in maniera sensibile le prestazioni, ma anche l'unità ibrida è competitiva, rimanendo indietro rispetto alla precedente di tre secondi nello scenario peggiore.

La conclusione di Tested è che un SSD da 256 GB non è una soluzione praticabile al momento per PS4, perché alcuni giochi richiedono più di 40 GB per essere installati, e questo ovviamente provocherebbe l'esaurimento dello spazio a disposizione in poco tempo. Una soluzione ibrida, invece, sarebbe maggiormente auspicabile, visto che un'unità come quella testata può costare anche meno di 150 euro, mentre un SSD di maggiori dimensioni sarebbe un costo eccessivo rispetto al costo della console.
Leggi l'intero articolo

sabato 23 novembre 2013

29 novembre 2013: BitCoin Black Friday

l prossimo 29 novembre con l'iniziativa Bitcoin Black Friday un gruppo di commercianti metterà a disposizione sconti ed offerte per gli utenti della valuta virtuale, quello che succede già da anni negli States, relativamente agli acquisti tradizionale; "moda" che ha contagiato, ultimamente, anche l'Italia.


L'introduzione di tale metodologia di scontistica, è però inedita per quanto riguarda la moneta virtuale. Gli appassionati utenti della moneta virtuale Bitcoin hanno organizzato una versione della tradizione statunitense conosciuta come Black Friday, ovvero il venerdì che segue il giorno di ringraziamento e che segna l'avvio dello shopping delle festività natalizie e di fine anno.

In particolare, mediante Fight for the Future, un gruppo in difesa dei diritti che sta coordinando l'iniziativa, sono stati "arruolati" oltri 100 commercianti che per la giornata del 29 novembre offriranno sconti e promozioni per chi pagherà usando la valuta virtuale. 

I supporter della valuta crittografica stanno facendo a gara per consolidare la presenza di Bitcoin nella realtà più mainstream: la stagione di shopping natalizio

ha dichiarato Fight for the Future.

La volatilità del prezzo dei Bitcoin, che sono scambiati in vari mercati per quasi tutte le valute del mondo, ha in realtà indotto molti utenti a non effettuare spese nella speranza di una crescita del loro valore. Dall'inizio dell'anno il valore dei Bitcoin è cresciuto in maniera considerevole, passando dai circa 13 dollari del mese di gennaio, agli attuali 700 dollari circa.

Chi ha acquistato Bitcoin all'inizio dell'anno ha oggi molti più soldi da spendere per i regali di Natale

ha dichiarato Holmes Wilson, cofondatore di Fight for the Future.


Le persone hanno bisogno di coalizzarsi attorno ai Bitcoin per renderli mainstream se ciò sarà utile per superare tutte le difficoltà politiche che si trovano a fronteggiare

ha dichiarato Wilson.

Avevate bisogno di una scusa per tuffarvi nello shopping sfrenato?
Leggi l'intero articolo

venerdì 22 novembre 2013

Project Link: Google porta la fibra ottica nei paesi in via di sviluppo

Da sempre, le vie d comunicazione sono il deterrente per una crescita e uno sviluppo socio-economicoeco. Sappiamo anche che da qualche anno a questa parte, il modo più veloce per comunicare è quello di farlo attraverso internet. 


Dev'essere quello che ha pensato Google, infatti, lanciando l'iniziativa Project Link, la società di Mountain View, si impegna a fornire la banda larga in quei paesi che cercano affannosamente di emergere da situazioni difficili.

Google inizierà a costruire reti in fibra ottica in aree che attualmente non hanno la possibilità di accedere ad una connessione ad internet veloce ed affidabile. La fibra collegherà le reti esistenti locali ai cavi sottomarini che portano la connessione attraverso le varie aree geografiche, e permetterà ai provider locali e agli operatori mobile di iniziare ad espandere e migliorare i propri servizi.

Vogliamo che questo sia un modello sostenibile che possa crescere in modo tale da raggiungere il più grosso numero di utenti possibile [...] Per adempiere a questo obiettivo, stiamo puntando a rendere la rete disponibile a tutti gli operatori telefonici mobile o ISP nelle regioni che vogliono aderire all'iniziativa

ha dichiarato un portavoce di Google a The Verge, che ha riportato la notizia. 

La prima rete basata sull'iniziativa di Google è già attiva a Kampala, ed è stato già iniziato un percorso di espansione. Si tratta di una città viva e frizzante ed è per questo che Google ha scelto di partire proprio dalla capitale dell'Uganda, la cui evoluzione e le cui aziende sono state trattenute proprio dalla scarsa connessione ad internet presente:

Kampala è una città giovane e in rapida crescita dal punto di vista tecnologico, delle imprese ed anche per la scena del jazz [...] La banda larga può contribuire a portare avanti tutte queste attività nella città

sostiene Google, in una visione che cozza drasticamente con quanto aveva dichiarato lo stesso Bill Gates poche settimane fa. Gates è ancora il presidente di Microsoft, ma gran parte delle sue attenzioni negli ultimi tempi sono rivolte verso il mondo della filantropia con la sua Bill & Melinda Gates Foundation. In base alla sua esperienza aveva affermato che determinate aree geografiche non abbiano bisogno della tecnologia ma di altre tipologie di ricerche più urgenti.


Secondo Google invece il potenziale di un progetto come quello che sta tentando di imbastire partendo dall'Africa è enorme, e dovrebbe mostrare al mondo intero cosa riesca a produrre una città come Kampala se dotata di un'infrastruttura di rete all'altezza di quelle tipiche dei paesi occidentali: 

Stiamo preparando per il futuro soluzioni con capacità praticamente illimitate per assicurarci di poter lavorare con i provider locali per costruire una rete migliore in tutto il mondo, in cui l'Africa rappresenta solo l'inizio.

Ecco, infine, il video pubblicato da Google di Project Link:


La non univocità delle visioni precedentemente analizzate, potrebbe risiedere semplicemente nel diverso obiettivo delle due società. Google ha tutto l'interesse a sviluppare la propria area di business, a differenza della fondazione di Bill & Melinda Gates, che per stessa denominazione sociale, si dedica ad attività di tipo filantropico e quindi no profit.
Leggi l'intero articolo

giovedì 21 novembre 2013

Bill Gates parla dell'addio di Steve Ballmer: la commozione è palpabile

Lo scorso agosto Microsoft ha annunciato la decisione di sostituire l'attuale CEO, Steve Ballmer, nel tentativo di svecchiare la compagnia e proseguire nel percorso di formazione di una società di dispositivi, e non più solamente di servizi. 


Non c'è mai un momento ideale per questo tipo di cambiamenti, ma questo è quello giusto. Abbiamo intrapreso una nuova strategia con una nuova organizzazione e abbiamo un team incredibile [...] Originariamente avevamo pensato che il periodo giusto sarebbe stato proprio nel mezzo del processo di trasformazione della società, con il quale Microsoft è divenuto produttore hardware oltre che sviluppatore software

Ecco quanto aveva dichiarato Ballmer nel comunicato mediante il quale commentava la decisione di lasciare Microsoft. 

Il presidente di Microsoft nonché co-fondatore della società, Bill Gates, ha dovuto trattenere visibilmente le lacrime nel ricordo dei tredici anni ricoperti da Ballmer in qualità di CEO per la compagnia:

Voglio ringraziarlo per aver gestito la società negli ultimi tredici anni. È un vero privilegio guidare il gruppo di incredibili e virtuosi impiegati che abbiamo [...] Il nostro impegno è quello di assicurare che il prossimo CEO sia la persona giusta al momento giusto per la compagnia che entrambi amiamo. [...] Condividiamo lo stesso impegno per rendere Microsoft una compagnia che renderà il mondo un posto migliore.

Gates non ha rivelato dettagli specifici riguardo al processo di ricerca del nuovo amministratore delegato, confermando solamente che al momento si stiano vagliando sia candidati interni che esterni alla società.

La decisione di Microsoft di sostituire il suo attuale CEO, l'eccentrico Steve Ballmer che ricordiamo sicuramente in alcune sue presentazioni, è avvenuta in un periodo che segue la sbagliata gestione dell'importante avvento dei dispositivi mobile, in cui la società ha sottovalutato il fenomeno degli smartphone in un primo tempo, arrivando ormai tardi nel settore quando ormai saturo di proposte concorrenti valide e ben più radicate nei mercati.

Ecco in coda il video dell'intervento di Bill Gates durante la conferenza:

Leggi l'intero articolo

mercoledì 20 novembre 2013

Ecco la batteria del futuro: silicio, auto-curanti e ad Very HC

Spinta dalla crescente diffusione di automobili elettriche e dispositivi portatili e ultra-portatili, gran parte della ricerca in America è mirata alla produzione di batterie in grado di immagazzinare un elevato quantitativo di energia nel minore spazio possibile.


Le performance di tutti i prodotti elencati poco sopra sono ad oggi limitate dall'impossibilità di inserire l'energia indispensabile al corretto funzionamento all'interno del minimo ingombro possibile.

Il materiale che attualmente suscita maggiore interesse nei ricercatori per l'uso delle batterie a ioni di litio è semplicemente il silicio, grazie alla sua capacità di trattenere un grosso quantitativo di energia dalla carica, prolungandone in questo modo l'autonomia operativa del dispositivo che ne fa uso. Purtroppo con le tecnologie tradizionali le batterie agli ioni di litio che utilizzano elettrodi in silicio non hanno una durata nel tempo sufficientemente lunga.

Questo avviene perché il processo di carica provoca un'espansione che aumenta le dimensioni della stessa batteria, che si riducono nuovamente quando gli elettroni vengono rilasciati. Alla lunga il processo sviluppa delle fratture nel silicio che lo rende inutilizzabile nel compito di immagazzinare elettroni. Proprio per questo gli scienziati hanno cercato di giungere ad un compromesso considerando quanto succede in natura: negli organismi viventi infatti, le cellule si danneggiano ma sono in grado di guarire autonomamente.


La capacità di riparare i danni spontaneamente, chiamata self-healing in inglese, è una caratteristica importante in natura perché aumenta la durata della vita della maggior parte degli organismi viventi. [...] È una caratteristica decisamente interessante per le batterie ricaricabili perché la durata della vita degli elettrodi ad alta capacità, come gli anodi di silicio, è ridotta dalle fratture meccaniche generate durante il processo di carica

spiega il team dello SLAC, Stanford Linear Accelerator Center della Stanford University. 

Per ottenere lo stesso tipo di processo self-healing in un elettrodo di silicio, il team dello SLAC ha sviluppato un rivestimento polimerico per l'elettrodo, basandosi su una ricerca in cui è stata progettata una pelle artificiale per i robot, avente la stessa proprietà autonoma di guarigione dalle fratture. Il processo di guarigione degli elettrodi di silicio potrebbe impiegare solamente poche ore, e ripristinare la piena funzionalità della batteria.

Al momento attuale il team alla base delle nuove scoperte ha ancora parecchio lavoro da compiere. La società è riuscita a garantire alla batteria caratterizzata da elettrodi in silicio una durata di circa 100 cicli, risultato promettente rispetto al passato, ma ancora lontano dagli obiettivi dello SLAC:

Siamo ancora lontani dall'obiettivo di circa 500 cicli per uno smartphone e 3.000 cicli per un veicolo elettrico [...] Ma dai nostri dati raccolti sembra che questa strada possa funzionare

dice Yi Cui, ricercatore dello SLAC.
Leggi l'intero articolo

martedì 19 novembre 2013

Philips: l'evoluzione di un logo storico del mondo dell'elettronica consumer

Il marchio, per una compagnia, rappresenta un elemento imprescindibile della sua identità. Lo rappresenta e lo rende riconoscibile in mezzo a milioni di altri prodotti/servizi.


Oggi vediamo l'evoluzione di uno dei brand più noti nel settore tecnologico consumer e non solo: parliamo di Philips.

Il suo esordio lo fece nel 1891, grazie all'iniziativa di Gerard Philips e di suo padre Frederik. Fra le invenzioni più significative, Philips (Koninklijke Philips Electronics N.V.) annovera perle tecnologiche come le lampadine elettriche (1891), il primo tubo a raggi X (1918), gli apparecchi radiofonici (1927), i rasoi elettrici (1939), i primi televisori (1925), le musicassette (1963), i circuiti integrati (1965), il primo lettore di Compact disc cooperando con Sony (1982), le TV HD (1992), i primi Blu-ray in collaborazione con Sony (2006), il primo televisore LCD Full HD in formato 21:9 e i televisori a tecnologia LED (2009).

122 anni di storia di una società che ha accompagnato la vita di milioni di persone nella crescita del benessere nella vita quotidiana. Il marchio per come lo (ri)conosciamo è decisamente meno maturo, eppure, compie quest'anno 75 anni. Mi riferisco ovviamente all'evoluzione iniziata dal 1938.


Riportava lo scudo rotondo e le stelle dorate dentro, in quegli anni, il gigante olandese dell'elettronica. Nella GIF sopra riportata, potete vedere in pochi secondi l'evoluzione di un marchio storico, notando come lo scudo non abbia mai, di fatto, abbandonato l'immagine dell'azienda, ma è caduto un po' in disgrazia negli ultimi decenni. Il cerchio sembra essersi chiuso però, in quanto nell'anno in corso, Philips ha ridisegnato il logo, riportando il suo design ad un massiccio logo monocromatico.

La nuova versione è 

modernizzata per essere usata in questa era digitale 

come riferisce la stessa azienda. In sostanza è stato appiattito e semplificato per gli schermi digitali. 

Un logo più facilmente identificabile sugli schermi digitali certamente ha senso, considerati anche i recenti investimenti in app dell'azienda. 

A seguire un'infografica che ci racconta la storia dell'evoluzione del logo Philips. 

Leggi l'intero articolo

lunedì 18 novembre 2013

Sandvine: oltre la metà del traffico web è generato da Netflix e YouTube

Le analisi dell'uso di internet condotte da Sandvine mostrano come YouTube e Netflix occupino più della metà del traffico in downstream generato da reti fisse e cellulari.


Nonostante i servizi che offrono contenuti multimediali in streaming si diffondano in maniera rapida, sono sempre Netflix e YouTube a dominare un mercato che hanno iniziato ad occupare sin dagli albori.

È quanto emerso con evidenza dalle ultime ricerche di Sandvine, intitolate "Global Internet Phenomena Report 2H2013", volte a valutare il traffico in downstream ed upstream dei vari servizi di video-streaming online.

Per la prima volta in assoluto, il traffico generato dalla condivisione di file via peer-to-peer è sceso sotto il 10% del traffico totale in Nord America, una differenza sostanziale dal 60% che faceva registrare 11 anni fa [...] Dal 2009 l'intrattenimento on-demand consuma più banda rispetto alle applicazioni 'da utilizzare dopo' come lo scambio di file via P2P e avevamo già previsto che entro il 2015 questo valore sarebbe sceso sotto il 10%. Ma è successo molto più rapidamente.

ha dichiarato Dave Caputo, CEO di Sandvine. 


Il rapporto conferma la prima netta posizione di Netflix, con il 31,62% del traffico web nelle ore di punta, seguito da YouTube che genera il 18,69% del traffico complessivo. Rispetto alle ultime analisi condotte da Sandvine, il social media network di Google mostra un incremento del 9%, dovuto probabilmente alle nuove modalità di visione possibili tramite la diffusione dei dispositivi mobile. Lo studio infatti analizza i risultati ottenuti sia da rete fissa che da rete cellulare.

Se combiniamo i dati dei due servizi di streaming video, otteniamo un risultato che supera di poco il 50%, ovvero la metà di tutto il traffico generato in downstream nelle ore di punta. Nelle posizioni immediatamente successive troviamo il traffico generato su protocollo HTTP, seguito dal servizio in peer-to-peer BitTorrent. Il paragone fra Netflix e i servizi di streaming video concorrenti sembra essere quasi fuori luogo: Apple fa registrare solamente il 3,27% del traffico web con il suo iTunes, mentre Amazon Video ed Hulu solamente 1,61 e 1,29%.

In Europa la situazione non sembra diversa. Netflix è sbarcato solamente due anni fa nel Vecchio Continente, e fa già registrare un traffico in download pari al 20% del traffico complessivo in alcune aree del Regno Unito. Per ottenere lo stesso risultato negli Stati Uniti, il servizio di video in streaming ha avuto bisogno di oltre quattro anni.
Leggi l'intero articolo

sabato 16 novembre 2013

Jolla: lo smartphone sarà in vendita a partire dal 27 novembre, a 399€

Jolla Phone sta finalmente per arrivare sul mercato, seppur limitandosi alla nazione finlandese (per ora). Un nuovo competitor, quindi, si sta finalmente affacciando sul mercato mobile, attualmente cannibalizzato da iOS e Android.


Ricordiamo, inoltre, la presenza di altri due colossi come Windows Phone, in crescita nell'ultimo periodo, e BlackBerry OS, rimaneggiata dal ritardo sulla concorrenza.

Il nuovo smartphone Jolla utilizzerà un OS, differente rispetto al passato, chiamato Sailfish OS. La società aveva presentato la piattaforma l'anno scorso, realizzata da alcuni ex-dipendenti Nokia che hanno continuato lo sviluppo di MeeGo per creare un nuovo sistema operativo mobile per smartphone, tablet e smart TV. 

Le specifiche tecniche di Jolla erano state rilasciate lo scorso settembre attraverso la pagina Facebook della società, che ha diramato ieri tramite Twitter le prime informazioni riguardo alla data di rilascio ad Helsinki, in Finlandia. Lo smartphone sarà disponibile a partire dal 27 novembree distribuito dall'operatore telefonico DNA.

Già a settembre, infatti avevamo rilasciato il seguente tweet:


Al suo interno troviamo un processore dual-core Qualcomm Snapdragon 400 da 1.4GHz, 1GB di RAM e 16GB di storage espandibili tramite slot microSD. Previsto il supporto alle connettività di rete LTE, una fotocamera da 8MP con flash LED, il tutto alimentato da una batteria da 2100mAhche, a fronte delle caratteristiche hardware integrate, dovrebbe garantire un'ottima autonomia operativa.

Per fruire dei contenuti web è stato sviluppato Sailfish Browser 1, basato sullo stesso Gecko Engine 20.0 di cui fa uso anche Firefox for mobile. Le vendite partiranno dal 27 novembre e il device sarà proposto sul mercato al prezzo di 399€: si tratta di un costo effettivamente elevato rispetto ai canoni a cui ci hanno abituato altri produttori, soprattutto se consideriamo che allo stesso prezzo troviamo Nexus 5 da 32GB con hardware di livello sensibilmente superiore.

Jolla tuttavia annovera un sistema operativo del tutto nuovo, nove colori differenti per la scocca posteriore e la possibilità di scegliere quali app installare nativamente sul dispositivo. Inoltre, Jolla è destinato ad avere volumi di vendita inferiori rispetto ad altri prodotti più blasonati, elemento che consente di avere margini di guadagno sensibilmente inferiori alla società produttrice.

Ovviamente questo non è un problema del consumatore e, inevitabilmente, renderà più difficile la sua diffusione sui mercati, ammesso che dalla Finlandia, questo nuovo terminale, sarà rilasciato anche in altri paesi.
Leggi l'intero articolo

venerdì 15 novembre 2013

MIT, inFORM e il Dynamic Shape Display

Avevate mai considerato il display, diversamente da un pannello in vetro che mostra i contenuti in maniera asettica e senza vita, sul vostro device  preferito?


Se voi non l'avete fatto, ci hanno pensato gli scienziati del MIT mediante una tecnologia denominata Dynamic Shape Display, che consente di cambiare forma in base ai contenuti visualizzati e mostrarli quindi in tre dimensioni reali.

Il display, chiamato inFORM, fonda le sue basi su una superficie di grandi dimensioni posta sopra ad una serie di piedini, attuatori e collegamenti vari. Muovendo ogni attuatore è possibile muovere i piedini collegati sopra e sotto in modo da permettere un grosso numero di interazioni fra le parti installate. Un proiettore posto sulla superficie definisce inoltre profondità e colore di ogni singolo piedino.


Nel video rilasciato dal MIT è possibile vedere una piccola palla spostata dalle mani di un operatore attraverso il display, un libro, ma anche la visualizzazione di tabelle e grafici tridimensionali, per finire con una notifica dello smartphone realmente molto evidente. inFORM diventa ancora più interessante quando utilizzato in combinazione con Kinect, l'accessorio reso popolare dalla Xbox.

Il sensore è in grado di interpretare la posizione degli oggetti in un ambiente tridimensionale e il sistema perfezionato dal MIT utilizza i dati raccolti da Kinect per permettere di modificare lo stato dei piedini attraverso il movimento del corpo. Questo può addirittura funzionare a distanza, come dimostrato nel video, che mostra l'operatore del MIT mentre interagisce con vari oggetti in una videoconferenza.

MIT sta considerando i vari contesti in cui inFORM può venire utilizzato nel quotidiano. Le principali aree di interesse includono la visualizzazione tridimensionale di TAC o altri scopi medici, o per la manipolazione di oggetti fisici altrimenti difficili da gestire. Inoltre la tecnologia potrà aiutare nella riproduzione della mappatura ambientale o di modelli in scala, utilizzati ad esempio da urbanisti ed architetti per mostrare i progetti in via tridimensionale, modificandoli dinamicamente.

inFORM è il primo risultato materiale di uno studio durato più di dieci anni, definito dallo stesso MIT Radical Atoms. È il primo passo verso quella che il MIT chiama TUI, un'interfaccia utente tattile, a differenza delle attuali GUI, basate su un'interfaccia grafica, per quanto sia gestibile tramite il tocco delle dita attraverso le matrici capacitive o resistive degli schermi.

Il MIT ha paragonato la sua idea di TUI ad un iceberg digitale: solo la punta del contenuto emerge, rispetto a tutti i dati presenti. L'obiettivo finale del progetto Radical Atoms è quello di introdurre un futuro in cui "tutte le informazioni digitali verranno riprodotte tramite manifestazione fisica di qualcosa, come se l'iceberg apparisse dalle profondità per rivelare la sua massa altrimenti nascosta dall'acqua."

Il PDF informativo, relativo al progetto Radical Atoms del Massachusetts Institute of Technology, è possibile scaricarlo QUI.
Leggi l'intero articolo

giovedì 14 novembre 2013

NFS Rivals: PS4 vs Xbox One

L'avvento delle console next generation è alle porte e la rivalità tra Xbox One e PS4 viene sollecitata anche dalle performance relative al medesimo videogame.


In particolare, il primo gioco a vantare la medesima risoluzione nativa, 1080p per l'esattezza, è Need for Speed Rivals. Questo stando a quanto riportato da Digital Foundry.

Per quanto visto negli ultimi mesi, Xbox One perde dei punti nei confronti della console rivale quando si parla di renderizzare nativa alla risoluzione full-HD: vediamo ora come se la cava nella fattispecie con il predetto gioco.

Sempre stando a Digital Foundry, nonostante la medesima risoluzione nativa, PS4 ha dimostrato di aver qualcosa in più rispetto a Xbox One in termini di prestazioni pure. Craig Sullivan, direttore creativo di Ghost Games, ha però sottolineato, durante un'intervista a Eurogamer, che è ancora troppo presto per poter dire qual è la console più facile da programmare.

Ecco le parole di Sullivan:

Ognuna presenta delle sfide. Se mi rifarai la stessa domanda tra due anni probabilmente sarò in grado di darti una risposta [...] Le console non sono ancora disponibili, ma le persone sono già molto curiose. Nella fase dello sviluppo, bisogna approcciarle in maniera diversa l'una dall'altra. Molti faranno dei confronti, so ad esempio che ci sono delle differenze con Battlefield.



Sullivan si riferisce al fatto che Battlefield 4 viene renderizzato nativamente a 900p (1600 x 900) e 60fps da PS4, mentre per Xbox One il rendering nativo viene fatto a 720p (1280 x 720) con upscaling a 1080p. Per Call of Duty Ghosts, invece, abbiamo 1080p/60fps per PS4 e 720p/60fps per Xbox One. Naturalmente, tutto ciò si traduce nel fatto che le versioni Xbox One di questi giochi presentano un aliasing maggiore, mentre le immagini su PS4 sono leggermente più definite.

Purtroppo non ci sono dettagli sul frame rate di Need for Speed Rivals. Per ora dobbiamo accontentarci ma fra qualche mese potremo vedere con i nostri occhi i risultati di tanto lavoro e tanta competizione.

State collegati!
Leggi l'intero articolo
 
Tecnodiary2 © 2011