sabato 26 aprile 2014

Stampante 3D: Osteoid sostituisce il gesso tradizionale nel recupero dalle fratture

Ecco l'ennesima testimonianza della versatilità delle stampanti 3D. Sebbene lo scetticismo sia ancora dilagante e il prezzo delle periferiche di stampa sia ancora troppo elevato, l'implementazione di questa tecnologia nella vita quotidiana trova sempre più riscontri.


Il futuro sembra essere rappresentato (anche) dalla medicina. Le strade della tecnologia e della medicina, più volte hanno incrocialo la propria traiettoria, ed ora, grazie alla stampa 3D, ne rafforzano ancor più il legame.

La settimana scorsa vi avevamo parlato dell'implementazione dei Google Glass nell'equipaggiamento standard del "perfetto chirurgo" e di come ha trovato applicazione anche sul territorio italiano, durante un intervento chirurgico effettuato presso l'Humanitas di Rozzano (Milano). Quale contributo potrà portare la stampa 3D al settore medicale? Quale altra barriera potrà essere sfondata? 

Si tratta di un'innovazione minimale ma sensazionale al contempo, infatti, oggi parliamo del nuovo tutore protettivo che a breve potrebbe sostituire il vecchio gesso: una sorta di "gesso 2.0"! 



Il nome del prototipo per ora è Osteoid, e ha vinto il primo premio dell'A-design Award & Competition. Inventato dopo quattro mesi di studio a Izmir, Turchia, da un giovane designer locale, Denis Karasahin, che è stato premiato per l'enorme quantità di tecnologia, funzionalità e anche design contenuta nel suo prodotto.

Di cosa si tratta? Parliamo di un tutore-custodia stampato in 3D, non tossico e non deformabile, ovviamente personalizzabile al 100%, e soprattutto, in grado di collegarsi a un generatore LIPUS di ultrasuoni a bassa intensità, che sono in grado di accorciare di tempi di saldatura dell'osso rotto fino all'80%. La sfida dell'autore è stata soprattutto nel costruire un meccanismo protettivo della parte sofferente facendo sì che l'innesto del generatore LIPUS non fosse invasivo ma anche pratico.

Se da un lato, il gesso tradizionale permette di proteggere e bloccare l'arto, dall'altro risulta scomodo e vincolante (vedi i problemi di compatibilità con l'acqua, di peso, oltre che igienici).

Come funziona? Il prototipo, che è stato realizzato per un'ipotetica frattura al braccio, è stato stampato in 3D dopo aver effettuato una scannerizzazione laser della zona del corpo da proteggere: i dati sono stati poi elaborati da un software che, in base al tipo di situazione clinica, stampa l'apposita "custodia" da inserire in questo caso sopra l'avambraccio del paziente, calcolando il peso, la densità, il punto di bloccaggio e dove fissare il doppio attacco per il generatore LIPUS, prodotto e stampato anch'esso in 3D: la custodia è prodotta in due parti che si combinano come due pezzi di un puzzle, con incastri perfetti, sigillati poi del tutto con un sistema di bloccaggio. Ovviamente il paziente può scegliere il colore del polimero impiegato, non tossico, e interamente riciclabile.

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